Eppure hai accettato tanti ruoli in una manciata di anni, quanto stai correndo?
Dici che sto correndo? Dai sono cinque anni, e sono tanti. Non credo di andare alla velocità della luce. E' anche vero che ogni sera prima di andare a dormire devo schiaffeggiarmi da solo allo specchio e ricordarmi di quanto devo essere grato di quello che mi sta accadendo!
Cosa sta accadendo in parole tue?
Be' ricevo tanti copioni come ti dicevo. Non li leggo tutti. Poi però a volte succede che uno come Jacques Audiard, che mi conosce fino in fondo, mi manda un sms in cui dice: "Controlla la tua email, c'è questa regista, Alice Winocour, uno dei più grandi talenti della sua generazione, che vorrebbe lavorare con te". A quel punto sono andato online e ho ripescato questa mail vecchia di settimane. E sono grato a Jacques per avermi dato questa dritta: sono fiero del lavoro svolto con Alice sul set di Maryland (presentato nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes, NDR).
Hai cestinato a priori anche la mail di Alan Rickman quando ti ha offerto il ruolo in Le regole del caos?
E' andata diversamente con lui. Quella volta ho letto il copione mesi prima di incontrare Alan. Stava girando un film a Bruxelles e ci siamo incontrati. Mi ha detto: “vorrei che tu interpretassi André Le Nôtre, che ne dici?”. Ero realmente sorpreso e colpito, perché è un vero onore per me che lui sia venuto a cercarmi. E poi sul set mi sono ritrovato al fianco di Kate Winslet, tanto seria quanto spassosa. E' un'attrice unica nel suo genere, ed è una donna unica. Ma dopotutto credo che queste due qualità vadano sempre insieme quando si parla di questo mestiere.
Con Kate Winslet sul poster di Le regole del caos
A proposito di "questo mestiere", più volte hai detto che non volevi essere un attore eppure, a sentire quello che i registi dicono su di te, sei uno che si lancia al massimo...
Hai ragione non volevo diventare un attore. Volevo fare il calciatore professionista, ed ero a un passo dal realizzare il mio sogno.
Come mai è sfumato? Ti sei fatto male?
No, niente del genere. E' solo che non mi piace ricevere degli ordini. Sì, ho un problema con l'autorità: all'epoca avevo sedici anni e c'erano tante persone che mi dicevano cosa avrei dovuto fare della mia carriera di calciatore. Mi sono reso conto che avrei avuto a che fare con loro per tanto tempo, ecco perché la passione per questo sogno è morta subito dopo. Sono stato io ad abbandonare. Dopodiché mi sono diplomato alla scuola di recitazione, uscito con il diploma ho ricevuto le prime chiamate per recitare in film e a teatro. Non volevo fare assolutamente il lavoro di mio padre (l'attore Julian Schoenaerts, scomparso nel 2006) e invece sono finito come lui.
Hai un problema con l'autorità dunque. Vale anche con i registi?
No che c'entra? Quello è un rapporto di fiducia, però è vero: se un regista mi desse degli ordini e non puntasse tutto sul piano artistico gli direi di andarsi a prendere un pupazzo, io sono un attore!
Ecco, lo hai detto appena detto, vedi? Sei un attore!
E amo il mio lavoro e lo faccio con tutto me stesso. Non saprei come altro farlo.
Inevitabile chiederti chi sono i tuoi miti in questo mestiere...
Philip Seymour Hoffman, Joaquin Phoenix, Daniel-Day Lewis.
Hai nominato i più depressi...
Joaquin è depresso! Sul serio?
Woody Allen dice di sì...
Però! Non avrei mai creduto.