18.8. Le comunicazioni di massa
I primi apparecchi per la trasmissione del suono attraverso l'etere senza l'ausilio dei fili erano stati sperimentati alla fine dell'800. Durante i primi vent'anni del secolo la tecnica radiofonica aveva fatto continui progressi e aveva ricevuto una forte spinta dal primo conflitto mondiale. Il
grande salto si ebbe dopo la fine della guerra, quando la radio si trasformò
da mezzo di comunicazione fra singoli soggetti in strumento di irradiazione di programmi destinati a un pubblico fornito di apparecchi riceventi:
dunque in mezzo di informazione e di svago.
I primi programmi regolari di trasmissioni si ebbero negli Stati Uniti nel 1920 e furono organizzati da compagnie private che si finanziavano con gli introiti pubblicitari. Nei maggiori paesi europei le trasmissioni si svilupparono negli anni immediatamente successivi, per lo più ad
opera di enti che operavano sotto il controllo statale, sul modello dell'inglese Bbc (British Broadcasting Corporation), e imponevano agli utenti un canone di abbonamento. Nell'uno come nell'altro caso lo sviluppo
della radiofonia fu rapidissimo. Le vendite di apparecchi radio registrarono un boom spettacolare: alla fine degli anni 1920 ne esistevano circa 3milioni in Gran Bretagna, altrettanti in Germania e quasi 10 negli Stati
Uniti. Queste cifre si moltiplicarono nel decennio successivo: nel 1939
c'erano in tutto il mondo circa 100 milioni di radio, metà delle quali nel
Nord America.
Con il suo prezzo d'acquisto relativamente basso e i suoi costi d'esercizio praticamente nulli, la radio divenne presto un fondamentale mezzo
di svago anche per le classi popolari: anzi, la sua importanza era tanto maggiore quanto più ridotto era il reddito e minore quindi la possibilità di accedere ad altre forme di uso del tempo libero. Anche come mezzo di informazione la radio non temeva confronti: i notiziari radiofonici entravano
nelle case, potevano essere ascoltati in qualsiasi ora, non richiedevano particolari sforzi di attenzione né spese supplementari ed erano per giunta
molto più tempestivi dei giornali. A partire dagli anni '30, infatti, lo sviluppo della stampa di informazione subì un netto rallentamento. I giornali quotidiani continuarono a essere acquistati e letti soprattutto dal pubblico più qualificato, ma persero molta della loro capacità di espansione
fra le classi popolari. Per riguadagnare il terreno perduto, il settore della
carta stampata cominciò a puntare più sull'immagine: di qui lo sviluppo
delle riviste illustrate (capofila del genere fu l'americana «Life»), dove la
parte fotografica prevaleva decisamente sui testi.
Capostipite di una serie di invenzioni destinate a improntare di sé la civiltà contemporanea, la radio segnò una tappa decisiva nel cammino della
società di massa e inaugurò - come a suo tempo il telegrafo e il telefono un'era nuova nel campo delle telecomunicazioni. Se ne resero conto alcuni grandi gruppi industriali, in particolare i colossi elettrici americani e tedeschi, che puntarono decisamente sullo sviluppo della radiofonia. Se ne
resero conto anche gli uomini politici, da Roosevelt a Hitler e Mussolini,
che affidarono alla radio i loro discorsi più importanti e di essa si servirono per assicurare ai loro messaggi una diffusione capillare.
Gli anni del trionfo della radio videro anche l'affermazione di un'altra forma di comunicazione di massa tipica del nostro tempo: il cinema.
Verso la fine degli anni '20, con l'invenzione del sonoro, il cinema divenne uno spettacolo «completo», come lo erano il teatro di prosa o l'opera lirica. Con la differenza che la proiezione di un film, ripetibile infinite volte, aveva costi incomparabilmente più bassi rispetto a una rappresentazione teatrale, poteva essere realizzata in qualsiasi locale abbastanza ampio per contenere uno schermo ed era quindi alla portata di un
pubblico vastissimo. Spettacolo popolare per eccellenza, esempio di fusione fra creazione artistica e prodotto industriale, il cinema non era solo un mezzo di svago. Era anche un veicolo attraverso cui imporre immagini e personaggi: col boom del cinema nacque il fenomeno del «divismo» di massa, ossia quel particolare rapporto di attrazione, spesso ai
limiti dell'idolatria, che lega il grande pubblico agli attori più popolari,
o meglio alla loro immagine diffusa dagli schermi. Ma attraverso il cinema si potevano anche divulgare messaggi ideologici e visioni del mondo:
si pensi al ruolo svolto dalla cinematografia statunitense - la più importante per prestigio e volume di produzione - nel diffondere in tutto il
mondo i valori tipici della società americana (il coraggio fisico, la tecnica, l'ascesa individuale). Una forma di propaganda più diretta era quella affidata ai cinegiornali d'attualità che venivano proiettati nelle sale cinematografiche in apertura di spettacolo e svolgevano una funzione
complementare a quella dei notiziari radiofonici.
Insomma, lo sviluppo delle comunicazioni di massa non solo cambiò
radicalm