Gli intellettuali furono chiamati sempre più spesso non solo a testimoniare, ma a parteggiare apertamente, a prendere posizione mi singoli problemi (fu allora che si diffuse
l'uso dei pubblici manifesti e degli appelli firmati da personalità della cultura); furono mobilitati, e spesso utilizzati spregiudicatamente, da partiti e
governi; si divisero secondo Iinee di contrapposizione che ricalcavano gli
schieramenti politico-ideologi ci: se la cultura liberale aveva i suoi maggiori
punti di riferimento in Benedetto Croce e in Thomas Mann, se i comunisti
potevano vantare illustri «compagni di strada» come Picasso e Gorkij, André Gide e Romain Rolland, anche la desira autoritaria poteva mettere in
campo personaggi prestigiosi: i filosofi Giovanni Gentile e Martin Heidegger (uno dei padri dell'esistenzialismo), il giurista e politologo tedesco Cari
Schmitt, il poeta americano Ezra Pound, per citare solo i più noti.
171717
Parve a molti che gli intellettuali, lasciandosi coinvolgere così a fondo nelle contese politiche, tradissero in qualche modo la loro missione, che abdicassero al loro ruolo di guida delle coscienze per adattarsi a quello di propagandisti.
181818
Divisa e lacerata dalla radicalizzazione ideologica e politica, la cultura
europea subì anche in modo diretto e drammatico le conseguenze dell'avvento dei regimi totalitari.
191919
Se la dittatura staliniana provocò la scomparsa
fisica di una parte non trascurabile dell'intellettualità russa (una perdita
che si aggiunse alla cospicua «fuga di cervelli» verificatasi dopo la rivoluzione del '17), il regime nazista in Germania costrinse all'esilio centinaia di
intellettuali, soprattutto ebrei.